SPONDE Mostra collettiva di Progetto Vicinanze

SPONDE Mostra collettiva di Progetto Vicinanze

Quando

07 Settembre 2024 - 03 Novembre 2024    
17:00 - 22:00

Dove

Villa Albrizzi Marini
Via Teresa Rubelli, 1, San Zenone degli Ezzelini, Treviso, 31020, Veneto

Tipologia evento

VAM Gallery & Sistema 3 presentano:
“SPONDE”
Mostra collettiva di Progetto Vicinanze
a cura di Chiara Arturo e Cristina Cusani
7/09 – 03/11
Inaugurazione
Sabato 7 Settembre alle ore 18:30
presso le sale di VAM Gallery

in presenza delle curatrici e alcuni artisti
a seguire alle 21:30 – Live Bono Burattini nel Cortiletto degli Artisti (https://fb.me/e/3rkiaqESa)
VAM Restaurant aperto e a disposizione dalle 19:30 alle 22:00
Prenotazione consigliata al n. 04221626986
Il titolo della mostra si riferisce al triplice significato della parola sponda, ovvero quello letterale di “margine, limite estremo”, quello particolare di “terra dal punto di vista di chi proviene dal mare” e quello figurato di “protezione o persona capace di proteggere”.
Il riferimento implicito è alle sponde del bacino Mediterraneo e alle persone che lo attraversano.
L’Italia, in quanto osservatore privilegiato di nazione posta quasi al centro del Mar Mediterraneo, guarda – ma insieme respinge – dimenticando il modo in cui quelle stesse sponde e persone hanno contribuito a tutto quello che l’Italia e l’Europa sono nell’accezione odierna, costruendo una narrazione che cerca in tutti i modi di trovare nella chiusura la soluzione politica a tutto.

In mostra saranno presenti i lavori di:

Chiara Arturo e Cristina Cusani, Paolo Assenza, Giulia Flavia Baczynski, Nausica Barletta, Antonio Biasiucci, Calixto Ramirez Corea, Daniela d’Arielli, Lucrezia Di Carne, DUAE Collective, Federica Landi, Francesca Marconi, Simone Mizzotti, Martina Morini, Novella Oliana, Sara Palmieri, Alice Paltrinieri, Martina Germani Riccardi, Alessandra Sarritzu, Antonello Scotti, Luca Spano e Antonio Trimani, un documentario sul lavoro di Massimo Pastore di Rishabh
Raghavan, Capucine Tournilhac, Magnus Course, appunti e disegni di Marco Ambrosino, testi di Iain Chambers, Laura Davì, Mara De Giorgi, Simone Foresta e Arturo Gallia, contributi audio di Livio Improta e Danila Simeone.

Oltre ai lavori singoli, in mostra ci sarà INTRA, un’opera corale realizzata con 30 interventi audio di:

Chiara Arturo, Paolo Assenza, Pasquale Autiero, Giulia Flavia Baczynski, Ludovica Bastianini, Valentina Carlucci, Iain Chambers, Cristina Cusani, Daniela d’Arielli, Davide De La Cruz, Mara De Giorgi, Federica Di Lorenzo, Simone Foresta, Roberta Fuorvia, Martina Germani Riccardi, Livio Improta, Marianna Licari, Eleonora Marzani, Miriam Montani, Novella Oliana, Arianna Pace, Sara Palmieri, Massimo Pastore, Serena Perrone, Valeria Pierini, Antonella Raio, Calixto Ramirez Correa, Antonello Scotti, Luca Spano, Antonio Trimani.


Alla base di Progetto Vicinanze c’è la volontà di concepire il confine come soglia che consente l’attraversamento.
L’apertura verso l’esterno è un elemento irrinunciabile per l’evolversi di una cultura e questo non vuol dire negare l’identità, ma creare una relazione attraverso la distinzione: distinguer pour unir.
Partiamo da due riflessioni scaturite durante la Residenza d’Artista condivisa realizzata al museo
MACRO di Roma a fine 2019: una sull’impossibilità di definire il confine come qualcosa di stabile e determinato e una sull’identità come processo in continuo divenire.
Lavorare sul confine oggi – insieme – significa creare connessione su un argomento che separa.
Il Mediterraneo diventa nella nostra accezione plurale, poroso, accogliente, eterogeneo, attraversabile.
Ecco quindi che – mantenendo salde le nostre origini e ancorati i nostri punti di partenza – ci prepariamo ad accogliere nuovi punti di vista e nuove visioni che appartengono a un luogo in cui le radici sono destinazioni.
La scelta di concentrarsi sul Mediterraneo come area geografica di riferimento non esclude di ampliare la riflessione a tutte le aree-limite.
In questo momento storico le identità nazionali sono fluide e i confini sono dinamici, eppure il nostro mare sta diventando un muro sempre più concreto, più simile ad un deserto che a un bacino.
Un deserto pieno di tombe senza nome.
Questa mostra vuole essere un inno alla fluidità, alla porosità e alla necessità dell’assenza di frontiere, per un mondo in cui tutte le persone hanno pari dignità.